Nel mondo della moda e dell'arredamento, i termini pelle, ecopelle e similpelle sono spesso utilizzati, ma non sempre è chiaro cosa li distingua l'uno dall'altro. Scopriamo insieme le caratteristiche di questi tre materiali.
Pelle vera
La pelle vera, conosciuta anche come cuoio, è un materiale di origine animale che viene sottoposto a un processo di concia per preservarne la durata nel tempo.
Fino al 1800 tre erano le lavorazioni più comuni: la concia all’aldeidi, la concia al vegetale e la concia all’allume.
La prima è considerata la più antica di tutte e prevedeva l’utilizzo di fumi provocati da focolai di foglie o legname fresco per fermare la decomposizione del pellame. La seconda invece impiega tannini naturali, sostanze ricavate dalla corteccia di alcuni alberi, e in base al tipo di albero il cuoio poteva assumere diverse sfumature di colore. Questo metodo è utilizzato ancora oggi, sebbene i macchinari utilizzati abbiano reso il processo più raffinato. Infine la concia all’allume è così chiamata perché svolta utilizzando composti derivanti dall’alluminio.
Alla fine del 1800 si inizia ad utilizzare quello che poi diventerà il metodo maggiormente adottato ancor oggi: la concia al cromo. Derivato da sostanze di origini minerarie, ”i sali di cromo”, questo tipo di concia è il favorito dalle grandi industrie perché più economico e veloce da impiegare.
L’allevamento di animali, l’utilizzo di ingenti quantità d’acqua e l’applicazione di sostanze chimiche sono elementi legati alla concia dei pellami che rendono questo processo se non opportunamente controllato molto pericoloso per l’ambiente e quindi per la salute delle persone. Non a caso nel distretto conciario situato a Santa Croce sull’Arno vicino a Pisa, per depurare le sole acque di concia esiste il più grande depuratore d’Europa.
La pelle è un sottoprodotto dell'industria alimentare e il suo utilizzo rappresenta un recupero di risorse altrimenti destinate allo smaltimento. La pelle vera è apprezzata per la sua durabilità, resistenza e capacità di invecchiare bene, acquisendo nel tempo una patina che molti considerano esteticamente pregiata.
La pelle viene classificata per legge (art. 2 D.lgs. 68 9 giugno 2020) in cinque categorie:
1) «Cuoio» e «pelle»: con tale termine generale si indica la pelle o il pellame di un animale che ha conservato la sua struttura fibrosa originaria più o meno intatta, conciato in modo che non marcisca. I peli o la lana possono essere stati asportati o no. Il cuoio é anche ottenuto da pelli o pellame tagliati in strati o in segmenti, prima o dopo la conciatura.
2) "Primo fiore": indica una pelle che ha la grana originaria dell'epidermide senza che nessuna pellicola di superficie sia stata eliminata durante i processi di lavorazione.
3) "Pelle rivestita" o "cuoio rivestito": indica un prodotto di cuoio e pelle al quale è sato applicato uno strato di rivestimento superiore con uno spessore superore a 0,15 millimetri senza però superare un terzo dello spessore totale del prodotto.
4) «pelliccia»: indica i materiali di «cuoio» e «pelle» che mantengono per loro natura sempre il pelo o la lana o entrambi.
5) «rigenerato di fibre di cuoio»: indica il materiale con un contenuto minimo del 50% in peso di fibre di pelle secca, in cui la cute conciata é disintegrata meccanicamente o chimicamente in particelle fibrose, piccoli pezzi o polveri e, successivamente, con o senza la combinazione di legante chimico, trasformata in fogli.
Ecopelle
L'ecopelle, talvolta chiamata pelle ecologica o eco-cuoio, è anch'essa di origine animale. La differenza principale risiede nel tipo di lavorazione che subisce in conceria, la quale è regolamentata da normative specifiche per ridurre l'impatto ambientale. L'ecopelle mantiene le caratteristiche della pelle vera, come la permeabilità e la durata, ma viene prodotta con tecniche più sostenibili e spesso ha un costo maggiore a causa della lavorazione più complessa. In Italia ormai la quasi totalità pelle conciata è eco.
La qualità della pelle e dell'ecopelle è messa alla prova dai produttori in maniera volontaria con test standardizzati fisici che misurano la resistenza allo scolorimento e all'usura, e da test chimici atti a certificare l'assenza di emissioni di sostanze dannose per l'uomo. Quindi quando ci si accinge a comprare una pelle e un'ecopelle oltre che fidarsi delle parole del venditore piuttosto che del proprio tatto meglio prediligere i prodotti dotati di scheda tecnica per verificare se possibile i risultati riportati:
1) Nel test di solidità alla luce (UNI EN ISO 105-B02), dove si va da 1 (grande variazione di colore quindi valore pessimo) a 8 (nessuna variazione di colore quindi valore eccellente),
2) Nei test di strofinio a secco e umido (UNI EN ISO 11640), dove si può parlare che il prodotto è accettabile quando nella scala da 1 a 5 superano il valore di 3 rispettivamente dopo 50 e 20 cicli di sfregamento (i materiali migliori arrivano a 1000 e 250).
3) Nel test di adesione della rifinizione (UNI EN ISO 11644), dove per valori buoni si intendono quelli superiori a 5N
4) Nel test di resistenza allo strappo (UNI EN ISO 3377-1), dove per valori buoni si intendono quelli superiori a 40N
5) Nel test di resistenza alla flessione (UNI EN ISO 5402), dove per valori buoni si intendono quelli superiori a 50.000 cicli senza registrare rotture.
6) Nei test di resistenza al fuoco con sorgente sigaretta o fiammifero (UNI EN 1021-1 - UNI EN 1021-2) dove ovviamente per risultato buono si intende quello dove non si registrano accensioni.
Per quanto riguarda i test chimici:
1) Nel test degli azo-coloranti (UNI CEN ISO/TS 17234), il valore "buono" è quanto non si rilevano traccie dei medesimi, quindi il risultato sarà "assenti <30ppm".
2) Nel test del contentuto in PCP (UNI EN ISO 17070), il valore "buono" è quello "<5ppm".
3) Nel test del contenuto in cromo esavalente (UNI EN ISO 17075) il valore "buono" è quello "<3ppm".
4) Nel test del contenuto in fomaldeide libera (UNI EN ISO 17226) il valore "buono" è quello "<150ppm".
Similpelle
La similpelle, o finta pelle, è invece un materiale sintetico (derivante dal petrolio ma ora anche da materia prima vegetale) inventato nel secondo dopoguerra che imita l'aspetto della pelle vera ma è costituito da un supporto di tessuto e rivestito di un sottile strato di materiale sintetico come il polivinilcloruro (PVC) o poliuretano (PU).
La similpelle è più economica sia della pelle vera che dell'ecopelle e viene utilizzata per prodotti che richiedono un aspetto simile al cuoio a un costo inferiore. Le similpelli, essendo prodotti sintetici consentono di avere a che fare con materiali più uniformi che possono essere sottoposti a vari trattamenti speciali, per renderli più robusti, piuttosto che resistenti all'acqua, al fuoco, alla luce, alla proliferazioni di muffe e perfino di batteri.
La resistenza all'usura della similpelle è misurata con il test di Martindale. Una buona similpelle raggiunge e supera il valore di 75.000 cicli Martindale. Sotto questo valore si trovano di solito le similpelli più economiche con il rivestimento esterno più delicato che tenderà a rovinarsi più facilmente, cioè a sfaldarsi per trattamenti di pulizia non corretti piuttosto che per condizioni ambientali particolarmente umide, lasciando così intravedere il tessuto sottostante.
Dal punto di vista della atossicità per le persone, anche le similpelli possono essere riconosciute senza emissioni di sostanze nocive: un modo ora piuttosto comune per capire se il prodotto è sicuro per la salute è l'esibizione del marchio di certificazione OEKO TEX.
Conclusioni
La scelta tra pelle, ecopelle e similpelle dipende da diversi fattori, tra cui il budget, le preferenze personali e le considerazioni etiche e ambientali. Mentre la pelle vera e l'ecopelle offrono generalmente ottime doti di resistenza allo scolorimento e all'usura, la similpelle rappresenta una soluzione generalmente più economica anche scegliendo le similpelli migliori, le quali per resistenza e aspetto ormai non hanno nulla da invidiare alle pelli naturali.
Il suggerimento finale è quindi quello di prediligere rivestimenti di cui si conosce il più possibile al fine di evitare sorprese poi.